C'è un vigneto che, per noi, è molto più di un semplice pezzo di terra. Lo chiamiamo affettuosamente "Sott a la cas" – perché, beh, si trova proprio lì, sotto casa. Ma nel tempo abbiamo deciso di dargli un nome che meglio ne catturasse l’essenza: "Brio". Un nome che suona come un richiamo alla vita, alla passione e alla resilienza di chi lo coltiva.
Se vi raccontassi la storia degli ultimi sessant'anni di questo vigneto, sarebbe un po' come sfogliare un album di famiglia, pieno di momenti di sudore, risate, e, sì, qualche lacrima, anzi, molte lacrime. All'inizio del Novecento, questo terreno era destinato a colture semplici – grano ed erba medica, roba pratica per nutrire il bestiame. Il vigneto? Beh, era ancora un sogno lontano.
Poi arrivò la Seconda Guerra Mondiale, e con essa il caos. Immaginate: la nostra terra, vicina alla Linea Gustav, fu saccheggiata dalle truppe tedesche.
Ci rubarono tutto, perfino gli animali. A quel punto, potevamo arrenderci, ma chi conosce il nonno Piacentino sa che arrendersi non era mai un’opzione. Lui, senza bestiame e con una famiglia da mantenere, decise di convertire quel terreno posizionato sott a la cas in un vigneto.
Piacentino iniziò a piantare barbatelle, piccole piantine di vite, e le coltivava come fossero piccoli tesori. Ogni piantina non era solo una vite, ma una speranza per un futuro migliore. E mentre metteva da parte i soldi per comprare finalmente un paio di buoi, non poteva che sperare che la sua scelta potesse cambiare il destino della nostra famiglia.
Negli anni '60, arrivò la grande svolta.
Ricordiamo ancora l'euforia quando, nel 1964, comprammo il nostro primo trattore. Potrebbe sembrare solo un ammasso di pezzi di metallo, ma per noi fu una rivoluzione. La nonna Lucia racconta ancora con un sorriso il giorno in cui, finalmente, riuscì a portare l'erba agli animali senza essere buttata a terra dalla giumenta capricciosa. Con quel piccolo trattorino, la vita in campagna divenne molto più leggera.
E come se il trattore non fosse abbastanza, negli stessi anni abbandonammo i vecchi vigneti bassi e li sostituimmo con moderni vigneti a tendone.
Oggi, quando passeggiamo tra le file ordinate di "Brio", ci piace pensare a come siamo riusciti a trasformare ogni sfida in un'opportunità. Quel piccolo appezzamento è diventato il nostro orgoglio: un luogo dove coltiviamo Montepulciano d’Abruzzo, Pinot Grigio e Pecorino, tutte uve che selezioniamo con cura, grappolo per grappolo, a mano.
Ma "Brio" non è solo tradizione. La tecnologia ha fatto la sua parte: fermentiamo a temperatura controllata per preservare ogni aroma, ogni sfumatura che la natura ci regala. E così, ogni bottiglia di vino che produciamo non è solo un prodotto – è una storia liquida, che porta con sé il sapore del tempo, del sudore, e di quella giumenta testarda che oggi ci fa sorridere al solo pensiero.
Quando bevi un bicchiere del nostro vino, sappi che stai sorseggiando la storia di Piacentino, della nonna Lucia, di una famiglia che ha messo radici profonde, proprio come le viti di "Brio".
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